Pochi giorni fa, precisamente domenica 7 aprile ci ha lasciati una colonna portante dell’enologia italiana, Franco Biondi Santi. Era nato a Montalcino l’11 gennaio del 1922 da Anna e Tancredi.
Breve storia
della famiglia Biondi Santi
La
storia della famiglia Biondi Santi, legata al famosissimo Brunello di
Montalcino, inizia con Clemente Santi, nel lontano ottocento, possidente di
vaste proprietà terriere a Montalcino e Pienza; dedicò gran parte della sua
attività all’agricoltura, in modo particolare al “Greppo” , azienda tutt’oggi
esistente con il nome di “Tenuta Greppo”.
Il
nipote di Clemente, nonché nonno di Franco Biondi Santi, Ferruccio, fu
l’inventore del famoso Brunello, ottenuto vinificando in “purezza” il
Sangiovese, aprendo così nuovi orizzonti.
Il
figlio Tancredi, classe 1893 (padre di Franco) elevò ancora di più il livello
del Brunello, a partire dagli anni '20 e fu il primo a rendersi conto della
necessità di procedere alla ricolmatura delle vecchie riserve. La ricolmatura è
un procedimento che consente la conservazione
e il prolungamento della vita delle riserve di Brunello in buono stato,
controllando lo stato di conservazione della bottiglia e del tappo, e
procedendo, se necessario, alla “ricolmatura” con vino della stessa annata.
Per
la prima volta questo procedimento si eseguì negli anni ’20 per opera ed
“invenzione” di Tancredi. Ancora oggi, sul sito www.biondisanti.it troviamo il bando
per la ricolmatura 2013.
Degna di nota è la circostanza che tutti questi personaggi
possedevano una laurea, Clemente Santi, in farmacia, Tancredi in agronomia,
Franco Biondi Santi in scienze agrarie. Mi sembra opportuna la precisazione
perché si tratta di uomini d’altri tempi e la laurea aveva ancora un valore, a
differenza dell’epoca attuale. Oggi la laurea più o meno la posseggono tutti,
ottenuta con più o meno sacrifici, a seconda della famiglia di appartenenza,
viene “svenduta” senza alcuna corrispondenza in vera “cultura” ed “apertura
mentale”.
Chiusa questa piccola parentesi di riflessione personale, veniamo a parlare
di lui, Franco Biondi Santi.
La grandezza di questo Uomo è stata quella di saper far
tesoro dell’eredità di famiglia dell’azienda ricevuta, senza sciuparla,
portando innovazione, sulle orme del padre, migliorando ulteriormente la
qualità ed aprendo le porte al mondo, diventando ambasciatore della “qualità”
italiana nel mondo.
Questo deve essere un esempio di quante cose di valore
abbiamo nel nostro Paese, il cosiddetto “Made in Italy” . La grandezza di certi
colossi è stata proprio questa, nel non sciupare la tradizione ma anzi
migliorarla.
Non altrettanto si può dire dell’Olivetti, l’azienda della
città in cui vivo, che era veramente un “orgoglio” per l’Italia, e che invece è
stata mandata alla “malora” da una mala gestio.
Bisogna seguire
l’esempio di Biondi Santi per estenderlo oltre il campo dell’enologia, per
quanto ci resti ancora la possibilità e trarne spunto ottimista e positivo.
copyright Miriam Caputo
le immagini sono tratte dal web
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