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mercoledì 10 aprile 2013

Franco Biondi Santi, un uomo d'altri tempi


Pochi giorni fa, precisamente domenica 7 aprile ci ha lasciati una colonna portante dell’enologia italiana, Franco Biondi Santi. Era nato a Montalcino l’11 gennaio del 1922  da Anna e Tancredi.










Breve storia della famiglia Biondi Santi
La storia della famiglia Biondi Santi, legata al famosissimo Brunello di Montalcino, inizia con Clemente Santi, nel lontano ottocento, possidente di vaste proprietà terriere a Montalcino e Pienza; dedicò gran parte della sua attività all’agricoltura, in modo particolare al “Greppo” , azienda tutt’oggi esistente con il nome di “Tenuta Greppo”.
Il nipote di Clemente, nonché nonno di Franco Biondi Santi, Ferruccio, fu l’inventore del famoso Brunello, ottenuto vinificando in “purezza” il Sangiovese, aprendo così nuovi orizzonti.
Il figlio Tancredi, classe 1893 (padre di Franco) elevò ancora di più il livello del Brunello, a partire dagli anni '20 e fu il primo a rendersi conto della necessità di procedere alla ricolmatura delle vecchie riserve. La ricolmatura è un procedimento che consente la conservazione  e il prolungamento della vita delle riserve di Brunello in buono stato, controllando lo stato di conservazione della bottiglia e del tappo, e procedendo, se necessario, alla “ricolmatura” con vino della stessa annata.
Per la prima volta questo procedimento si eseguì negli anni ’20 per opera ed “invenzione” di Tancredi. Ancora oggi, sul sito www.biondisanti.it  troviamo il bando per la ricolmatura 2013.


Degna di nota è la circostanza che tutti questi personaggi possedevano una laurea, Clemente Santi, in farmacia, Tancredi in agronomia, Franco Biondi Santi in scienze agrarie. Mi sembra opportuna la precisazione perché si tratta di uomini d’altri tempi e la laurea aveva ancora un valore, a differenza dell’epoca attuale. Oggi la laurea più o meno la posseggono tutti, ottenuta con più o meno sacrifici, a seconda della famiglia di appartenenza, viene “svenduta” senza alcuna corrispondenza in vera “cultura” ed “apertura mentale”.

Chiusa questa piccola parentesi  di riflessione personale, veniamo a parlare di lui, Franco Biondi Santi.


La grandezza di questo Uomo è stata quella di saper far tesoro dell’eredità di famiglia dell’azienda ricevuta, senza sciuparla, portando innovazione, sulle orme del padre, migliorando ulteriormente la qualità ed aprendo le porte al mondo, diventando ambasciatore della “qualità” italiana nel mondo.

Questo deve essere un esempio di quante cose di valore abbiamo nel nostro Paese, il cosiddetto “Made in Italy” . La grandezza di certi colossi è stata proprio questa, nel non sciupare la tradizione ma anzi migliorarla.
Non altrettanto si può dire dell’Olivetti, l’azienda della città in cui vivo, che era veramente un “orgoglio” per l’Italia, e che invece è stata mandata alla “malora” da una mala gestio.
 Bisogna seguire l’esempio di Biondi Santi per estenderlo oltre il campo dell’enologia, per quanto ci resti ancora la possibilità e trarne spunto ottimista e positivo. 




copyright Miriam Caputo

le immagini sono tratte dal web







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