Typewriter

Typewriter
I contenuti di questo blog non possono essere riprodotti, neanche in parte, senza l'autorizzazione scritta dell'Autrice.

martedì 25 marzo 2014

La costola di Adamo_Antonio Manzini





La costola di Adamo_Antonio Manzini
Sellerio editore
2014
Collana : la Memoria
p. 296


Seconda indagine del vice questore Rocco Schiavone ad Aosta. Questa volta non si trova sulle piste da sci ma in città e l’arrivo della primavera addolcisce la sua permanenza nella cittadina, anche se qualche spruzzatina di neve non viene a mancare…
La nostalgia per Roma c’è sempre, e Rocco troverà occasione per un tocca e fuga nella capitale, per regolare una vecchia questione, quella legata al suo trasferimento punitivo…Ma si tratta solo di una vicenda parallela rispetto all’indagine principale, il suicidio di Ester Baudo, quello che sembra un suicidio, ma forse non è. Ester era la moglie di Patrizio, e sembravano la coppia perfetta, sembravano… Ad aiutare nelle indagini Rocco è un’amica di Ester, Adalgisa, una libraia con un sogno nel cassetto, quello di scrivere. Anche Ester voleva scrivere. Fin qui niente di strano, tanto oggi lo vogliono fare tutti…Ci sono tuttavia delle altre incognite. Cosa si cela dietro alle coppie apparentemente perfette? Cosa può celarsi dietro un apparente suicidio? E dietro alle persone tranquille? Può celarsi qualcosa che a me ha colpito molto, nel profondo, come donna, e non vi dico altro, ma vi lascio un motivo in più per leggerlo, oltre alla bravura dello scrittore e alla grandezza del personaggio, di cui vi ho già parlato nella recensione della "Pista nera". Questo romanzo ne è la conferma, ma ovviamente è diverso, ha un taglio più psicologico. C’è azione sì, non mancano dei momenti divertenti nei rapporti fra Rocco e i suoi collaboratori, ma c’è anche tanta riflessione.
La figura centrale del romanzo è quella femminile: nel titolo, nella vicenda di Ester, nel rapporto di Rocco con Marina, il suo unico vero amore, nel rapporto di Rocco con la sua collega, Caterina, quella più sveglia, e quello con Nora. Povera Nora, relegata a un ruolo secondario, uno svago, senza impegno. Quante donne si sono sentite trattate così almeno una volta nella vita? Attendiamo sviluppi, forse, anche per questa vicenda…

E attendiamo altre storie e indagini del vice questore Rocco Schiavone, di cui ci siamo innamorati tutti.


© Miriam Caputo

mercoledì 19 marzo 2014

"Pista nera" Antonio Manzini









"Pista nera"  Antonio Manzini
2013
Sellerio editore
collana : la Memoria
p.160




La “pista nera” è la prima indagine del commissario Rocco Schiavone in trasferta ad Aosta, o forse più che di “trasferta” dovremmo parlare di punizione, anche se non sappiamo ancora il perché…ma lo sapremo.

Un imprenditore di origini siciliane, Leone Miccichè, viene ucciso sulle piste da sci a Champoluc, ed è arduo per Rocco dover indagare con il Loden e le Clarks, il gelo, gli sciatori, che sembrano “peccatori in un girone dell’inferno”. Leone lascia una moglie bellissima, che sembra un’attrice del cinema, molto corteggiata e odiata dalla famiglia di lui, in particolare dalla cognata. L’indagine di Rocco si ramifica fra la pista passionale e la pista del regolamento di conti. All’interno di questa indagine si svolge un episodio parallelo, apocalittico e geniale.

Sulla trama non posso dire molto di più, trattandosi di un giallo, non posso rivelare…Ma posso dire molto sulla bravura di Antonio Manzini e sulla grandezza e l’umanità del personaggio di Rocco Schiavone.

La bravura dell’autore io l’avevo già apprezzata molto prima di Rocco Schiavone, nei racconti scritti a quattro mani con Niccolò Ammaniti, e molto prima della “Pista Nera” già dal racconto “l’accattone” in Capodanno in giallo, e dalle altre raccolte a tema, edite sempre dalla Sellerio.
Antonio Manzini è diretto e umano proprio come il suo personaggio. Con gli anni sto affinando la mia lettura e riesco a “sentire” se un autore è vero o finto, e Antonio Manzini è vero e riesce ad emozionare, ed è quanto mi basta per definirlo un autore che vale. Lo stile è scorrevole e tiene il lettore incollato alle pagine. Questo libro l’ho letto in pochissimo tempo, non volevo più spegnere la luce ed andare a dormire, ancora una pagina, ancora una pagina…

Quanto al personaggio, Rocco è davvero geniale, è un grande nel male e nel bene, io credo sia l’uomo di cui la giustizia italiana avrebbe bisogno. È vero, non usa dei metodi molto ortodossi e frequenta gente non tanto raccomandabile, ma raggiunge il risultato, diversamente da chi segue pedissequamente le regole e la burocrazia, paletti creati al solo scopo di mantenere in vita un sistema, che non vuole la vera giustizia. Ovviamente questa è la mia opinione personale, ma non credo sia un’opinione isolata (per una volta, perché normalmente sono sempre molto sola) visto quanto è amato Rocco Schiavone.
Ironico, sarcastico, donnaiolo, ma dolce, sì anche dolce, quando dialoga con Marina, il suo unico vero grande amore, e commovente, quando parla degli animali ad Italo, il suo aiutante.

Infatti oltre che molta azione, ci sono anche dei dialoghi interessantissimi, dai quali emerge il disagio di Rocco lontano dalla sua Roma, lo sdegno verso la natura umana e per le ingiustizie della nostra società, e ci sono delle bellissime descrizioni dei paesaggi che mi hanno fatto venire voglia di tornare in quei luoghi (proprio io che non amo la montagna, è tutto dire) e infatti lo farò a breve.

Inoltre, come ho già detto, ci sono dei momenti in cui Rocco tocca davvero il cuore, momenti di dolcezza, che vi cito qui di seguito, perché mi hanno colpita molto e non interferiscono con la soluzione del caso.

Se non l’avete ancora letto, non aspettate molto a farlo.

© Miriam Caputo



"L'amore e Rocco si erano incontrati spesso per strada. Una volta si innamorava facile. Il suo cuore e i suoi pensieri correvano dietro alle compagne di liceo, d'Università, alle colleghe di lavoro. Mariadele, Alessandra, Lorenza, Myriam, Finola. Bastava uno sguardo, una pettinatura, un'occhiata da sotto in sù e il cuore di Rocco Schiavone aumentava i battiti, impazziva, si lanciava per poi crollare miseramente. Un giorno arrivò Marina e si sposò. e li ci fu un tac, come la serratura di una finestra che si chiude. A 35 anni. Marina aveva premuto un bottone e io cuore di Rocco si era messo a sobbalzare solo per la A.S. Roma. Stava con sua moglie, l'amava e spazio per le altre non ce n'era più. Chiuso. Finito. E la cosa non gli pesava per niente. Le guardava le altre donne, ma come si può guardare un bel quadro o un paesaggio che ti lascia senza fiato. Marina era il suo porto. Lui aveva attraccato e di andare in giro per il mare non ne sentiva più il bisogno."


"Avevo un cane una volta. A Roma. Si chiamava India. Non aveva una razza, meglio ne aveva quattro o cinque e le mancava la parola. Lo so, tutti quelli che hanno un cane dicono così, ma per lei era vero. Un giorno si ammalò e dopo sei settimane morì. .. Io la curavo. le facevo le flebo, mi sono alzato un solo momento dalla sua cuccia per andare a prendermi da bere e quando sono tornato lei non c'era più...Ha aspettato che me ne andassi. Perché la morte per gli animali è una cosa estremamente privata. Più privata della nascita. E non va condivisa con nessuno...In natura la morte non ha colpe. La morte è solo vecchiaia, malattia o sopravvivenza. Questo i cani lo sanno. Glielo puoi leggere negli occhi. Dovresti farti un cane Italo, impareresti un sacco di cose. Per esempio impareresti che in natura non esiste la giustizia. Quello è un concetto tutto umano. E come tutte le cose è opinabile e fallace."




domenica 16 marzo 2014

Il linguaggio segreto dei fiori_Vanessa Diffenbaugh







Il linguaggio segreto dei fiori_Vanessa Diffenbaugh
Garzanti libri
2011
p. 344

traduzione: Alba Mantovani


Il linguaggio segreto dei fiori è un caso editoriale, in termini di copie vendute, di successo riscosso, e anche per come i suoi diritti siano stati contesi fra gli editori.
La versione che ho letto io è l’ultima, quella rilanciata da Garzanti a fine 2013, con quattro copertine diverse. A me è capitata la rosa, simbolo di eleganza. Effettivamente il linguaggio dei fiori è carico di fascino, di mistero e di attrattiva. Sebbene il libro sia immerso in questa atmosfera magica, la vicenda narrata è assai dolorosa.
Victoria, la protagonista, è un personaggio fragile e forte allo stesso tempo, e questo la rende molto umana agli occhi del lettore. Da bambina ha subito parecchie vicende di abbandono passando da una famiglia adottiva a un’altra, fino ad arrivare all’incontro con Elizabeth, l’unica con cui riesce ad instaurare un rapporto e a considerare la sua vera madre, nonostante la paura di Victoria dei rapporti umani e del contatto fisico.


frasi

"Non potevo voltare le spalle e andarmene senza accettare le conseguenze di quello che avevo fatto. C'era solo un modo per uscirne, e passava attraverso il dolore"

"La seguii in fondo al negozio, dove c' era una fila di abiti appesi di fronte ad uno specchio con una sbarra di legno come quelle per la danza classica. Elizabeth afferro' la sbarra e fece un plie' esagerato, con le ginocchia ruotate all' esterno e le punte dei piedi fuori. Era sottile e spigolosa come una ballerina classica, ma non altrettanto aggraziata. Scoppiammo a ridere."


immagine tratta dal web




martedì 11 marzo 2014

Nuove uscite e anteprime





Andrea Camilleri 
Inseguendo un'ombra
Sellerio editore
2014
collana: La memoria
pagine 256 

In libreria da giovedì 13 marzo
prezzo: 14,00 euro
ebook: 10,00 euro



Questa è la storia di Samuel Ben Nissim Abul Farag, di Guglielmo Raimondo Moncada, di Flavio Mitridate. Non si tratta di tre persone ma di un solo individuo.
Caltabellotta, provincia di Agrigento, 1465. Samuel Ben Nissim appartiene alla comunità ebraica, ha quindici anni, la rotella di panno cucita sulla camicia a marcare la differenza con i cristiani. È svelto e colto, conosce già varie lingue. Il padre Rabbi Nissim nutre grandi ambizioni per quel figlio che istruisce anche nella qabbalaq. Ma il destino decide diversamente, le circostanze costringono il ragazzo a trovare rifugio in un convento di frati. Così la giovane promessa diventa un ebreo convertito, disprezzato dalla comunità giudaica, maledetto dalla sua famiglia, Samuel si chiude fra le mura del convento, vuol sbiadire nella memoria dei suoi. Addottrinato nella fede cattolica, al momento della conversione prende il nome di colui che lo tiene a battesimo, il conte Guglielmo Raimondo Moncada, poi si stabilisce a Roma, diventa prete e grande è la sua fama di predicatore.
Giunge all’apice della sua carriera ecclesiastica nel 1481 quando il venerdì santo recita davanti al papa Sisto IV il sermone sulla Passione. Poi però succede qualcosa: «caduto in grave errore» - questo solo dicono i documenti - perde lo stato ecclesiastico e scompare. Lo ritroviamo dopo qualche tempo con il nome di Flavio Mitridate - il re del Ponto era famoso per la conoscenza delle lingue oltre che per la resistenza al veleno - che insegna a Pico della Mirandola la cabala e le lingue orientali.
Ma i motivi della scomparsa, la necessità di cambiare nome e identità, la vicenda dell’omicidio che si dice abbia commesso, i rapporti ambigui con Pico della Mirandola rimangono avvolti in una sfuggente segretezza. Così come la sua fine, non si conosce né la data né le cause della morte.
Racconta Camilleri di essersi imbattuto in questa storia leggendo casualmente, nell’estate del 1980, la presentazione di Leonardo Sciascia al catalogo di una mostra di un suo amico pittore. Di essersi incuriosito della curiosità di Sciascia, preso anche lui dal desiderio di sapere, di capire, di inseguire quell’ombra. Non si attarda in ricerche d’archivio che altri prima di lui hanno fatto, affrontando il personaggio con le armi della narrazione. Pur affollato di tante figure realmente esistite, Inseguendo un’ombra non è un romanzo storico, ma di invenzione. E del resto, ricorda Camilleri, «invenzione non viene da invenire che in latino significa riscoprire, ritrovare?».
L'autore: Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con questa casa editrice ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia(1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997), Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti(2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci (2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il nipote del Negus(2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013),La banda Sacco (2013), Inseguendo un'ombra (2014); e inoltre i romanzi con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell'acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L'odore della notte (2001), Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d'agosto (2006),Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio (2008), L'età del dubbio(2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013).












Il cardellino", dipinto da Carel Fabritius nel 1654, è il perno narrativo del nuovo (e omonimo) romanzo di Donna Tartt. Il protagonista ottiene il quadro durante un’esplosione al museo e fa di tutto per nascondere e proteggere il capolavoro.
Esposto al Frick Museum di New York, ha fatto registrare alla mostra degli ingressi da record. «Ma questo uccellino merita davvero tanta attenzione? “Certo”, dice Deborah Solomon, critica d’arte. “Sono felice che il romanzo stia portando tanta attenzione su questo capolavoro così modesto e umile.»
In libreria dal 12 marzo, Rizzoli editore












Fabio Stassi

Come un respiro interrotto


Sellerio editore
collana: Il contesto
Pagine: 316
in libreria dal 6 marzo
prezzo: euro 16,00
ebook: 10,99
«Chi ti aveva sentita cantare diceva che davi a tutti la stessa sensazione: di mettere un piede nel vuoto».
Sole cantava per le case dell’infanzia perdute, per le speranze tradite e sconfitte. Cantava per gli amici che avrebbero smesso di suonare. Cantava la rabbia, e il dolore.
Raccontare una vita è un gesto romanzesco. Perché solo nella finzione di un romanzo si può tentare di comporre quasi senza ombre e silenzi il ritratto di un uomo o di una donna, e chiamare a raccolta i testimoni dei fatti come in un’inchiesta, mettendo insieme frammenti e ricordi, pareri e illazioni.
Questa è la sfida del romanzo di Fabio Stassi: narrare la vita intera di una donna radunando le prove, gli sguardi e le parole di chi l’ha conosciuta, di chi l’ha amata, di quelli che hanno lavorato o sognato con lei, oppure di chi l’ha vista anche per un momento, ma quel momento l’ha serbato nella memoria. Sole, Soledad, è la donna di questa storia, un’artista, una bambina silenziosa, una ragazza che fa emozionare, una signora che molto ha vissuto, e soprattutto, almeno agli occhi del mondo, una cantante. E Sole non ha mai inciso un disco, perché niente di lei poteva essere registrato.
All’inizio degli anni Sessanta è ancora una bambina che abita a Roma. Sulla terrazza del suo palazzo a Trastevere ascolta con lo zio una radio a transistor, e scopre le voci del mondo. Nel 2011 Sole è sparita, è andata in spiaggia e nessuno l’ha vista più. Ha lasciato spartiti, un quaderno, libri e il numero di un vecchio amico. Il suo diario racconta che in prima media un anziano insegnante di musica, dopo aver ascoltato la sua voce, le aveva imposto il silenzio per tre anni. E fu allora, per reazione, che aveva iniziato a cantare. Anni dopo, ce lo riferisce Matteo, il suo contrabbassista e l’amico più caro, l’amore forse mancato, Sole è al funerale di Nino, un compagno della lotta politica, del movimento che ha infiammato e travolto la sua generazione. Canta il suo elogio funebre: «Se a chi era presente quel giorno avessero chiesto cosa si vedeva nella sua voce, tutti avrebbero risposto che si vedeva Nino, il corpo storto di Nino, il suo sorriso esagerato».
Sole e la sua famiglia, lo zio ciabattino, la madre altruista, il padre orgoglioso, il rumore di una casa simile a «un alveare pieno di lingue e di colpi di martello», il crescere disordinato della felicità e del dolore. Attorno a lei emerge man mano anche il ritratto di un gruppo di amici che si trova e si smarrisce, e per un momento ha la convinzione di poter fare qualsiasi cosa. Amare, tradirsi, suonare la migliore musica al mondo, magari cambiarlo, il mondo, esibendo il proprio talento, urlando la propria rabbia, scendendo in piazza pronti allo scontro, pronti a tutto.
Questa è una storia senza sconfitti e vincitori, in cui brillano le scintille luminose degli istanti di passione e di rivelazione, il vibrare basso della paura, il fragore vigoroso di una melodia. Come può accadere solo nei romanzi, ci sembra di conoscere i personaggi più di noi stessi. E nessuno di loro è perfetto ma tutti ci sembrano veri, perché nel loro volto appare, per intero, la vita.







PROSSIME RECENSIONI SU QUESTO BLOG:










le immagini sono tratte dal web


 per le fonti ho fatto riferimento ai comunicati stampa delle case editrici o le newsletter, e ho indicato il link

sabato 1 marzo 2014

Nuove uscite e anteprime





CHIAMATE LA LEVATRICE

Jennifer Worth

Sellerio editore

collana: 
la Memoria
traduzione:
Carla De Caro
pagine: 504
prezzo: 15 euro
(e-book: 9,90)
in libreria dal 27 febbraio

Un bestseller, una serie televisiva della BBC, la storia di una donna che fa nascere i bambini nella Londra povera e malfamata degli anni Cinquanta. Il primo romanzo di una trilogia nota in tutto il mondo. È un ritratto esplicito e senza inibizioni di un mondo e di una vita durissimi, uno sguardo radicalmente femminile sulla società e le sue regole, un commentario brutale sull’ingiustizia e la sofferenza quotidiana. E nello stesso tempo una raffigurazione fedele di un ambiente in cui l’umanità e la ferocia, la miseria delle condizioni e la generosità d’animo, l’eroismo e la spregevolezza si alternano come in un romanzo vittoriano.
La cronaca, quasi un diario, delle giornate di una levatrice nell’East Side di Londra inizi anni Cinquanta. Con lei si entra nella realtà delle Docklands, vite proletarie che sembrano immagini della plebe ottocentesca più che cittadini lavoratori del democratico Novecento. Si entra in questa desolazione impensabile con una voglia di verità quotidiana raramente riscontrabile in un libro, ma anche con una rispettosa allegria, con la sicura fiducia che quel mondo stia per finire, senza rimpianti, grazie ai radicali cambiamenti apportati dal Sistema sanitario nazionale appena nato. Come poi fu, almeno fino ad oggi.

La fresca verve di Jennifer Worth, nel trattare una materia così cruda, crea una formula ingegnosa (e di grande successo sia letterario che come fiction televisiva). L’eroismo quotidiano di interventi clinici spesso drammatici, si mescola alla denuncia sociale, alla fiamma inestinguibile dei sentimenti umani, e alla ricchissima quantità di storie e ritratti. Accanto a questi, la galleria, tenera, nobile e a tratti comica, delle giovani levatrici e delle suore del convento di Nonnatus House, da cui le ragazze dipendevano professionalmente e dove abitavano. Su questa testimonianza aleggia un lieve «effetto Dickens» con un tocco di innocente gaiezza, che però non nasconde un monito evidente a favore delle politiche sociali solidaristiche, a non smantellare, per la scarsa memoria del passato, gli strumenti che hanno permesso di diffondere dignità umana.

L'autrice:
Jennifer Worth (1935-2011) infermiera fino agli anni Settanta, e dopo musicista, ha scritto una trilogia dedicata alla sua esperienza come levatrice nell’antica zona proletaria di Londra: oltre questo Chiamate la levatrice (2002), Shadows of the Workhouse (2005) e Farewell of the East End (2009). L’opera ha venduto oltre un milione di copie in Gran Bretagna e la BBC ne ha tratto una serie per la televisione.

fonte: clicca qui













IL SOLE BACIA I BELLI
Charles Bukowski

Feltrinelli editore

collana: varia

traduzione: Simona Viciani

pagine: 336

prezzo: 18 euro

in libreria dal 26 febbraio


“Molti dicono che Charles Bukowski non esista. Una leggenda metropolitana, che dura ormai da anni, afferma che tutte le poesie turbolente da lui firmate in realtà siano state scritte da una vecchia scorbutica dall’ascella cespugliosa.” Così scriveva nel marzo 1963 un giornalista del “Literary Times” di Chicago. Poeta di culto in molti ambienti underground, Bukowski era ancora ben lontano dalla fama mondiale che avrebbe raggiunto in seguito. Quel giornalista non solo scoprì che Charles Bukowski esisteva davvero. Ma verificò di persona che le sue poesie non mentivano, e così i suoi romanzi e racconti. Lo scrittore era davvero parente stretto del personaggio cinico, vitale e sporcaccione che i suoi lettori stavano imparando ad amare. E mentre i decenni passavano e cresceva il seguito di questo poeta alcolizzato, sempre più giornalisti andavano a trovarlo, ascoltavano i suoi racconti, annotavano le sue riflessioni veggenti e stralunate. Questo libro raccoglie i migliori pezzi giornalistici (e non) in cui la viva voce di Bukowski parla di sé. A partire da quella primissima intervista, realizzata cinquant’anni fa in una delle sue proverbiali, maleodoranti stanzette hollywoodiane, per arrivare all’ultima chiacchierata, concessa a bordo piscina nella sua villa di San Pedro, pochi mesi prima di morire.

fonte: clicca qui

leggi un estratto del libro: qui















QUANDO LEGGERAI QUESTA LETTERA
Vicente GramaJe

Longanesi editore

Collana: La Gaja scienza 

Traduzione: Paola Merla

Pagine: 336
Prezzo: € 14.90

in libreria dal 6 marzo

«Un medico di campagna», così si definiva Víctor Monteoscuro, prima di perdere la donna che amava. E lui, che non è riuscito a diagnosticare in tempo il male che l’ha condannata, ha deciso di prendersi un anno di congedo, lontano da tutti, sperando di ritrovare un po’ di pace. Mentre è in Nord Africa, seguendo orme di antichi viaggiatori, Víctor assiste a una strana scoperta: in un cantiere viene alla luce una fossa colma di ossa. Come scoprirà presto, sono i resti dei soldati caduti nella disfatta di Annual del 1921, nella quale la Spagna perse una guerra feroce nel tentativo di mantenere l’ultimo protettorato in Marocco. Tra quei resti, Víctor trova qualcosa che cambierà per sempre la sua vita. Qualcosa che parla d’amore.

È una bottiglia che contiene una lettera, un messaggio d’addio che solo ora il deserto restituisce ai posteri. Sono le ultime parole di un capitano spagnolo rivolte alla donna che amava, una certa Noelia. Víctor non ne sa di più, non apre la busta e non legge la lettera, ma sente che deve consegnare a qualunque costo quel messaggio riemerso dal passato. Comincia così una ricerca appassionante nella quale coinvolge amici, parenti e soprattutto una preziosa compagna di avventure, Claudia Navarro, ufficiale dell’esercito spagnolo di stanza a Melilla, che insieme a lui rincorrerà tracce di vite sconosciute tra archivi polverosi, villaggi diroccati e scomodi segreti di famiglia, in un viaggio che costringerà Víctor ad affrontare anche i propri fantasmi...
L'autore :

Vicente Gramaje (Valencia, 1961) è un medico. Quando leggerai questa lettera, il suo primo romanzo, ha vinto il premio Círculo de lectores nel 2011.
Fonte: clicca qui

Disclaimer: per le fonti ho fatto riferimento ai comunicati stampa delle case editrici o le newsletter, e ho indicato il link