Lunedì 21 ottobre a Torino, in via Bogino 9, presso la sede del Circolo dei Lettori (in un palazzo storico immerso in un'atmosfera d'altri tempi) si è concluso il tour italiano di Elizabeth Strout, vincitrice del premio Pulizer per Olive Kitteridge nel 2009
Contestualmente si è tenuta la presentazione del suo nuovo romanzo "I ragazzi Burgess" edito in Italia da #Fazieditore
A dialogare con l'Autrice, lo scrittore Paolo Giordano, che la scelse come miglior autore straniero, per assegnarle il Premio Mondello nel 2012
Nel dialogo/intervista che riporterò per intero qui di seguito, si sono trattati i temi della famiglia, dei rapporti umani e sociali, poiché la scrittrice è maestra nello scavare nell'intimità, ma anche dei rapporti dello scrittore con ciò che scrive, della solitudine che si crea fra lo scrittore e il foglio bianco (in particolare questa tematica è stata affrontata nell'analisi del prologo del romanzo, che è stato anche oggetto di lettura in lingua originale e in italiano), dell'ambientazione del romanzo, della caratterizzazione dei personaggi.
Paolo Giordano dice che i libri
della Strout sono molto drammatici, non c' è
pagina che non racconti della sofferenza
dei personaggi, ma il risultato di questa sofferenza è una consolazione, una
liberazione.
Le chiede come si possa, mettendo in campo la
sofferenza e la crudeltà, creare un tale
senso di consolazione e speranza.
La scrittrice risponde che non è che i suoi personaggi abbiano l'intento di essere più cattivi di
altri, sono semplicemente umani e la consolazione deriva dal fatto che la
letteratura ti consente di essere un' altra persona, e scopri che a provare
certe sensazioni non sei solo tu. Perché gli esseri umani sono fatti di tanti
elementi, buoni e cattivi
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