Sabato 7 settembre, ovvero fra pochissimi giorni si terrà presso il Teatro La Fenice di Venezia, la finale del prestigiosissimo e ambìto Premio Campiello. Io ho un solo modo di raccontarvelo, attraverso la mia recensione dei titoli finalisti.
Nutrimenti edizioni
2013
p. 223
Questo libro non racconta una sola vicenda ma tante vicende, tragiche, immerse in un contesto apocalittico.
Gli episodi si intrecciano fra di loro e tutti concorrono verso l'epilogo, come se si cercassero, come se dovessero tutti giungere puntuali ad un appuntamento, non deciso da loro, ma dal destino.
Le vicende sono tutte significative, alcune catalizzano l'attenzione del lettore:
_New Orleans, ai tempi dell'uragano Katrina, Ralph un ragazzo cerca suo fratello Ray.
Ralph ritiene che il posto dove ha maggiori possibilità di trovarlo sia lo stadio, in cui i cittadini si sono rifugiati per sfuggire alla catastrofe.
In questo contesto assiste a scene di follia collettiva, come ad esempio l'esecuzione improvvisa di un uomo accusato di aver violentato una ragazzina.
In questa confusione, si avvicina a Ralph un cane lupo che gli fa capire di avere fame, e così i due dividono il cibo e diventano inseparabili. Il cane lo segue ovunque e lo protegge, lo accompagna nel suo viaggio. Ralph ogni sera si addormenta speranzoso di poter ritrovare suo fratello (perché qualcuno gli ha detto di averlo visto) e il cane si addormenta sotto le sue gambe.
Ciò che colpisce è la differenza fra la cattiveria umana, acuìta dalle difficoltà, e la fedeltà e la bontà dell'animale.
_Altro episodio che catalizza l'attenzione:
una ragazza viene violentata a Parigi durante le rivolte del 2005 nelle Banlieue .
Eve è una ragazza bianca, violentata da un ragazzo di colore.
La ragazza rimane incinta e rivive questa sua esperienza senza odio, perdonando il ragazzo.
Tuttavia decide di abortire, sebbene non riesca mai ad arrivare a questo momento perché morirà prima, investita da una macchina. Eve ne parla con il suo bambino,cui ha dato il nome di Louis, convinta che egli la capirà e le darà ragione. L'autore lascia con il dubbio se la ragazza qualora non fosse stata investita, avrebbe mai attuato il suo proposito.
"Gli ho parlato, gli ho raccontato di sua mamma Eve e di sua nonna Claude, dell'amore che provo per lui e dell'impossibilità di poterlo aspettare. Abbiamo parlato, riso, cantato (Ginle Bells, Like a virgin) probabilmente, nella foga del momento abbiamo anche pianto insieme, ma lui sembra avermi capito, anzi, ne sono sicura, mi ha capita.
Einaudi editore
2013
p. 143
Romanzo molto particolare e profondo. Descrive la vita di Giacinto Magrelli, padre dello scrittore, fatta di persone, luoghi, esperienze...
L'opera è suddivisa in 83 capitoli, tanti quanti sono gli anni vissuti dal protagonista.
Si tratta di note e appunti scritte dal figlio su foglietti sparsi e poi rielaborati dopo la morte del genitore. E' un materiale molto prezioso in quanto delinea gli aspetti del carattere e della personalità del padre, virtù e difetti.
Lo stile è scorrevole, i capitoli sono talvolta molto brevi.
Nella volontà dello scrittore di ricordare la figura paterna si può ricavare qualcosa di universale: un modo di vincere la morte e uno strumento attraverso cui lo scrittore scandaglia sé stesso, il proprio animo.
Il ritorno alle radici come modo di approfondire la conoscenza di sé stessi, ovvero lo scopo della vita.
Fra le caratteristiche del protagonista: la non tollerabilità degli affronti subiti, con relative reazioni talvolta troppo istintive, l'amore per la musica scoperto dal figlio durante l'ultimo periodo della malattia del padre, l'equilibrio che ritrovava solo nel proprio lavoro di progettista (era un ingegnere mentre nella vita pratica era molto carente) l'avversione per il genere umano, l'affettuosità e la tenerezza dimostrate nei confronti del figlio.
"Non so da dove venga quel senso di pienezza che nasce rispondendo a un'aggressione. Deve avere a che fare con le endorfine, una reazione chimica elementare, tribale, testicolare. Nell'improvviso vuoto lasciato dal flusso adrenalinico, si leva una luce radiante, la piccola atomica degli umiliati e offesi. Ulisse con i Proci, o Sandokan, Mandrake erano pallide prefigurazioni di quanto poteva mio padre. Non so come sia arrivato sano e salvo fino a ottantatré anni. Certo è che non lo vidi mai tollerare un affronto. Era il suo lato splendido e insensato, fantastico, brutale e leggendario."
"Era lo zenit della mia ammirazione infantile. Nessuno scarto fra desiderio e azione, ma un'intesa felice e animale, un impulso irresponsabile che lo portava a un'assoluta indifferenza per qualsiasi genere di oltraggio. Allora lo attribuivo alla sua esperienza di guerra ma non c'entrava niente. Era il carattere."
Molto tenere le immagini che descrivono il padre in tarda età e malato, specialmente la scena in cui si addormenta in macchina il giorno di Natale.
"...così spento il motore avverto accanto a me la presenza di un vecchio signore muto con borsalino e lenti gigantesche. Passano dieci minuti desolati. Continua a riposare. Poi una una vocetta squillante, vicino al finestrino mi fa segno di aprire. E' mia figlia undicenne, d'oro zecchino, che mi porta un bicchiere di caffè già zuccherato. Non vedendomi arrivare, e immaginando il protrarsi dell'attesa hanno pensato che mi avrebbe fatto piacere. Mi fa ciao con la mano e se ne va, lasciandomi da solo a singhiozzare"
Il libro è anche corredato di immagini relative ai bozzetti e studi realizzati da Giacinto Magrelli.
© Miriam Caputo
le immagini sono tratte dal web
2013
p. 143
Romanzo molto particolare e profondo. Descrive la vita di Giacinto Magrelli, padre dello scrittore, fatta di persone, luoghi, esperienze...
L'opera è suddivisa in 83 capitoli, tanti quanti sono gli anni vissuti dal protagonista.
Si tratta di note e appunti scritte dal figlio su foglietti sparsi e poi rielaborati dopo la morte del genitore. E' un materiale molto prezioso in quanto delinea gli aspetti del carattere e della personalità del padre, virtù e difetti.
Lo stile è scorrevole, i capitoli sono talvolta molto brevi.
Nella volontà dello scrittore di ricordare la figura paterna si può ricavare qualcosa di universale: un modo di vincere la morte e uno strumento attraverso cui lo scrittore scandaglia sé stesso, il proprio animo.
Il ritorno alle radici come modo di approfondire la conoscenza di sé stessi, ovvero lo scopo della vita.
Fra le caratteristiche del protagonista: la non tollerabilità degli affronti subiti, con relative reazioni talvolta troppo istintive, l'amore per la musica scoperto dal figlio durante l'ultimo periodo della malattia del padre, l'equilibrio che ritrovava solo nel proprio lavoro di progettista (era un ingegnere mentre nella vita pratica era molto carente) l'avversione per il genere umano, l'affettuosità e la tenerezza dimostrate nei confronti del figlio.
"Non so da dove venga quel senso di pienezza che nasce rispondendo a un'aggressione. Deve avere a che fare con le endorfine, una reazione chimica elementare, tribale, testicolare. Nell'improvviso vuoto lasciato dal flusso adrenalinico, si leva una luce radiante, la piccola atomica degli umiliati e offesi. Ulisse con i Proci, o Sandokan, Mandrake erano pallide prefigurazioni di quanto poteva mio padre. Non so come sia arrivato sano e salvo fino a ottantatré anni. Certo è che non lo vidi mai tollerare un affronto. Era il suo lato splendido e insensato, fantastico, brutale e leggendario."
"Era lo zenit della mia ammirazione infantile. Nessuno scarto fra desiderio e azione, ma un'intesa felice e animale, un impulso irresponsabile che lo portava a un'assoluta indifferenza per qualsiasi genere di oltraggio. Allora lo attribuivo alla sua esperienza di guerra ma non c'entrava niente. Era il carattere."
Molto tenere le immagini che descrivono il padre in tarda età e malato, specialmente la scena in cui si addormenta in macchina il giorno di Natale.
"...così spento il motore avverto accanto a me la presenza di un vecchio signore muto con borsalino e lenti gigantesche. Passano dieci minuti desolati. Continua a riposare. Poi una una vocetta squillante, vicino al finestrino mi fa segno di aprire. E' mia figlia undicenne, d'oro zecchino, che mi porta un bicchiere di caffè già zuccherato. Non vedendomi arrivare, e immaginando il protrarsi dell'attesa hanno pensato che mi avrebbe fatto piacere. Mi fa ciao con la mano e se ne va, lasciandomi da solo a singhiozzare"
Il libro è anche corredato di immagini relative ai bozzetti e studi realizzati da Giacinto Magrelli.
© Miriam Caputo
le immagini sono tratte dal web