Fra le presentazioni
cui ho assistito domenica 19 maggio al Salone del libro di Torino (che per me è
stata la giornata conclusiva) si può rinvenire un trait
d’union: le presentazioni di libri sono diventate dei veri e propri
spettacoli, commiste di musica e di teatro, anche ad alti livelli. A ciò si
aggiunga che il tema centrale di quest’ultima edizione del Salone, appena
trascorsa, era proprio la “creatività”.
È molto
bello che la creatività sia “unica” e che non ci siano compartimenti stagni,
poiché anche la scrittura è una forma di Arte a tutti gli effetti ed è giusto
che si fonda con altre forme creative. Per parte mia è anche giusto che
l’artista vero si formi su tutto, e non si soffermi su una tecnica specifica,
ma è giusto che il punto focale sia la trasmissione di “emozioni”.
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La prima presentazione cui ho assistito domenica 18 maggio, è stata quella dell'Ulisse di James Joyce nella traduzione di Gianni Celati per Einaudi Editore, accompagnata dall'esibizione magistrale del "monologo di Molly Bloom " da parte dell'attrice Chiara Caselli
La seconda presentazione cui ho assistito è stata quella de “Il corpo umano” opera seconda del giovanissimo e talentuoso scrittore Paolo Giordano, già vincitore del premio Strega con il suo romanzo d’esordio, “La solitudine dei numeri primi”.
Personalmente “il corpo umano” non mi è piaciuto molto, l’ho trovato davvero difficile da leggere, a tratti, mentre “la Solitudine dei numeri primi” l’ho letteralmente divorato, ed ho apprezzato la grande introspezione psicologica dei personaggi.Tuttavia questa presentazione mi è piaciuta molto, sia per l’aspetto artistico (accompagnamento con musicisti bravissimi, letture di un attore davvero emozionanti, proiezioni di video e film, luci soffuse) sia per il taglio che Giordano stesso ha voluto dare.
© Miriam Caputo
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