Nessuno sa di noi_Simona
Sparaco
Giunti editore
2013
p. 252
Trama:
Luce e Pietro, una coppia come tante, che desidera avere un
figlio. Lei giornalista, lui imprenditore: Forse non sono proprio una coppia
come tante, perché sono benestanti e quindi già una serie di problemi di
sopravvivenza li hanno risolti…Si trovano di fronte a un doppio dramma: il
primo quello di non riuscire a raggiungere il traguardo della gravidanza. Superato questo problema, dopo cinque anni di
affannati tentativi, si trovano ad affrontare un dramma enorme e una
conseguente scelta dolorosissima: il bambino ha una malformazione gravissima, è
molto probabile che non riuscirà a sopravvivere al parto, e anche se dovesse
sopravvivere, avrà una vita straziante che significherà solo sofferenze. Questa
tragica scoperta (confermata da più di un medico, nel pellegrinaggio che Luce e
Pietro compiono) avviene quasi al settimo mese di gravidanza, tanto che, a questo stadio della gestazione, la legge italiana non consente più il
cosiddetto “aborto terapeutico” ovvero finalizzato a evitare sofferenze al
piccolo e alla madre. Tuttavia l’aborto terapeutico è consentito in altri
paesi, fra i quali l’Inghilterra . Pertanto, proprio perché Luce e Pietro sono
benestanti, possono permettersi questo viaggio per praticare questa sciagura.
“Sciagura” perché Luce non è proprio convinta della scelta e a questo punto si
apre un baratro davanti a lei, un baratro di sofferenza, alienazione, sensi di
colpa, che l’autrice è bravissima a descrivere (meritatissima la candidatura
alla cinquina finale del premio Strega).
Recensione: Un libro dall’argomento toccante, commovente,
che apre inevitabilmente un’infinità di interrogativi, non religiosi (anche se
si parla pure di religione) ma “umani”.
Un libro riflessivo ma che ho letto in pochissime ore ,
tanta è la bravura dell’autrice.
Fra i molti interrogativi:
qual è il discrimine fra l’aborto terapeutico e
l’infanticidio? Perché in un paese è consentito e in altri no? (non è
l’omicidio considerato reato in tutti i paesi?) Perché una coppia benestante
può permettersi di fare una scelta del genere e una coppia priva di mezzi
economici no? Forse è meglio non essere costretti a tale scelta (date le
conseguenze devastanti che ha la stessa sulla protagonista) ma abbandonarsi al
destino? (in Italia lo stesso baratro può aprirsi per qualsiasi coppia per
quanto riguarda l’aborto nei primi tre mesi di gravidanza).
L’autrice mette bene in evidenza anche i rapporti fra la
protagonista e la madre, e la nonna, perché ogni madre è stata anche figlia e
questo si ripercuote inevitabilmente sia nel rapporto con i figli, sia nel
desiderio di maternità… A parere mio l’interrogativo più grande che questo
libro pone, anche se non è esplicitamente enunciato è: può una donna dirsi donna
senza la maternità? Può una coppia dirsi coppia senza figli? La mia risposta è
affermativa, ed è una mia opinione personale, anche corroborata dalle vicende
che ho letto in questo romanzo, per come l’ho percepito io. E dirò di più,
personalmente la figura che mi ha commossa maggiormente è proprio quella di
Pietro, la figura del papà. L’uomo è sempre trascurato in queste vicende, e io
sono la prima a sostenere sempre i diritti delle donne. Tuttavia in questo caso
la figura di Pietro mi ha commossa ancora di più di quella della protagonista,
per la DIGNITA’ con cui ha affrontato il suo dolore, in silenzio, e con
coraggio. Credo che il vero modo di affrontare un dolore sia questo, il dolore
non si sbandiera.
Mi scuso se ho espresso troppe opinioni personali, ma
l’argomento così toccante si prestava.
Un plauso particolare all’autrice, perché credo che abbia
raggiunto quello che è scopo principale di un Autore con la A maiuscola, quello
di emozionare.
© Miriam Caputo
tratta dal libro:
"Una leggenda vuole che i bambini nel liquido amniotico siano onniscienti: che conoscano il presente, il passato, il futuro, e tutto quel che c'è da sapere. Le lingue, le tradizioni, i mestieri, i pericoli, le avventure, la vita. Ma poi, si narra, nell'istante esatto del parto, un angelo cancella al neonato il ricordo di ciò che ha appreso per diritto divino. Lo sforzo di espulsione dal corpo della madre implica una caduta metafisica, costringe a dimenticare, e la rottura delle acque apre il varco che subito dietro si richiude. Così, in un unico salto nel mondo, si azzera l'infinita sapienza accumulata nel ventre materno"
immagine tratta dal web |
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