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giovedì 11 luglio 2013

La grande bellezza


TITOLO: La grande bellezza
REGIA: Paolo Sorrentino
ANNO: 2013
SCENEGGIATURA: Paolo Sorrentino e Umberto Contarello
Cast: Tony Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Pamela Villoresi, Galatea Ranzi, Iaia Forte, Giorgio Pasotti, Serena Grandi, Isabella Ferrari




Un film molto complesso e profondo, che ho voluto rivedere una seconda volta, innanzi tutto perché mi è piaciuto e poi per poterne parlare con una certa cognizione.
La mia prima impressione è stata davvero positiva, ci sono delle scene poetiche, dei dialoghi che mi hanno commossa ed ho trovato che fosse stato ingiustamente maltrattato dalla critica, liquidato come una scopiazzatura di Fellini e come un film pessimista.
Certo dei punti di contatto con Fellini ci sono, e non soltanto con la Dolce vita (Roma, le feste, l’alta borghesia, il declino e la depravazione, la vita, la morte) ma anche con Otto e mezzo (la crisi del regista e la crisi dello scrittore, la ricerca della purezza e della bellezza, la dimensione onirica). Possiamo dire che sia un film felliniano - che non può essere che un complimento, al di là dei gusti personali, il Maestro Fellini era e resta un genio -  ma non possiamo dire che sia una copia di un film di Fellini.
Non c’è una vera storia, ma ci sono tante storie, che si sovrappongono, in tanti quadri, come un’opera teatrale, come in una galleria d’arte. Filo conduttore è lo sguardo di Jap Gambardella (interpretato divinamente da Tony Servillo) giornalista, che ha all’attivo un solo romanzo, scritto in gioventù, ”L’apparato umano” , e che vorrebbe tornare a scrivere, ma non ce la fa, è troppo impegnato nelle feste e nella mondanità, è in crisi con sé stesso e con il mondo, sente in particolare la vacuità dell’ambiente e che lo circonda, il bla bla bla, il chiacchericcio, che nasconde l’imbarazzo del vivere”. (cit. Céline)




Tre sono i momenti salienti di questo film, dal mio punto di vista.

La scena iniziale della festa di compleanno di Jap Gambardella, ove la “Roma bene” rappresentativa di tutta l’Italia bene, si diverte, in preda all’alcool e alle droghe. Paolo Sorrentino è stato magistrale nel mostrare la depravazione (così come nella scena delle visite al chirurgo estetico - 700 euro per una punturina, quando c’è gente che li guadagna a malapena in un mese di lavoro duro, ammesso lo abbia). La scena non si può descrivere a parole, è da vedere, anche divertente, da ridere, se non fosse che c’è da piangere, a pensare che questi “depravati” sono coloro che reggono le fila e le sorti del paese: politici, giornalisti, magistrati, banchieri, medici, avvocati…



Poi mi ha colpita e commossa la scena sul terrazzo di Jap Gambardella, sullo sfondo del Colosseo e dei Fori imperiali, con tutti i suoi amici riuniti e Stefania (Galatea Ranzi) giornalista e scrittrice “impegnata”, che propina a tutti le sue “certezze” e si loda, del suo lavoro, di aver scritto romanzi impegnati,  non un romanzetto di “sentimenti” inutili come ha fatto Jap Gambardella, e della sua famiglia, con quattro figli, lei sì che ha contribuito al bene della società! Jap smonta ad una ad una le sue certezze, in un modo che non rivelo, per non guastare la sorpresa a chi non l’avesse visto, ma ciò che conta è l’umanità del discorso di Jap, l’invito, molto commovente, a mostrarsi nudi nella propria umana debolezza, anziché lodarsi idolatrarsi e imbrogliarsi.

Molto bello è anche il rapporto che Jap instaura con Ramona, una spogliarellista malata interpretata da Sabrina Ferilli, un rapporto fatto di sentimento e di amicizia, contrapposto alla vacuità della ricerca del mero piacere del sesso.
Anche il cast di attori è di lusso. A parte i già menzionati, fra gli amici di Jap, possiamo citare: Pamela Villoresi, Carlo Buccirosso, Carlo Verdone, Iaia Forte, Giorgio Pasotti. Nomi che non sono solo nomi, ma davvero delle eccellenze del cinema e del teatro italiano.

E infine: la scena finale. Il ritorno alle radici, alla propria gioventù, alla purezza: è lì che si trova la grande bellezza, nel fondo di noi stessi ed è così che Jap ritrova l’ispirazione per tornare a scrivere.
Qui se posso permettermi un paragone con la scena finale de “La dolce vita” di Fellini, lo farei. Marcello Mastroianni sulla spiaggia, non sente più la voce della bambina, la voce della innocenza, perché apparentemente è coperta dal rumore delle onde  del mare, ma di fatto perché lui l’innocenza dentro di sé l’ha persa e non la riconosce più. Invece ne “La grande bellezza” Sorrentino ci lascia con la speranza che il suo protagonista la purezza e la bellezza, dopo un percorso di crisi le abbia ritrovate. 

© Miriam Caputo










 le immagini sono tratte dal web

1 commento:

Anonimo ha detto...

Recensione molto ben scritta, schietta e onesta. Sinceramente a me il film non è piaciuto molto, magari mi sono fatta influenzare dalle critiche e magari tu mi hai fatto notare delle cose che non avevo notato, mi hai fatto venire voglia di rivederlo!