Al festival
della lettura di Ivrea non poteva mancare l’analisi di un tipo di lettura,
quella di chi legge per mestiere.
Leggere per mestiere infatti si chiamava l’incontro con Antonio Sellerio, Giuseppe Laterza, Beniamino DeLiguori (Edizioni di Comunità), Erensto Ferrero (direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino - Einaudi editore)
Sicuramente il più interessante di tutto il festival, dal mio punto di vista. Infatti per me, come per altri scrittori esordienti, è importante se non fondamentale conoscere come funzioni il meccanismo di selezione dei manoscritti all’ interno di una casa editrice. I tempi d’attesa lunghi sono motivati da più letture che si stratificano da parte di più persone (ma non tante), un tipo di lettura non rilassante, come quella di qualsiasi lettore, ma scientifica, di responsabilità, tenendo d’occhio tanti fattori, dei quali l’aspetto economico o di marketing, è solo una frazione.
Antonio Sellerio ha spiegato bene questo meccanismo. Ogni anno nella casa editrice di Palermo arrivano 3000 manoscritti spontanei, non sollecitati, e vengono letti da due persone. Ciascuna di esse se trova qualcosa di interessante lo sottopone all’attenzione dell’altra, oppure all’editore in persona, e così interviene una seconda lettura.
Antonio Sellerio della omonima casa editrice di Palermo |
Questo è
l’aspetto tecnico del suo intervento. C’è poi stato il racconto della storia
della casa editrice, da quando la madre, Elvira, dipendente pubblica ha lasciato
il lavoro e con la liquidazione ha fondato la casa editrice che prende il nome
da Enzo Sellerio, di professione fotografo, che
all’epoca aveva alle spalle una sola esperienza editoriale, un libro
fotografico. La casa editrice oggi famosa per gli spassosissimi gialli di
Andrea Camilleri negli anni ’80 ha pubblicato anche opere di Sciascia. È stato
un racconto molto commovente quello di Antonio Sellerio, oltre che per il fatto
che i suoi genitori sono mancati negli ultimi anni, ma per l’enfasi e la passione
con cui li ha raccontati. E alla fine si è scusato, dicendo “scusate mi ha
preso un guizzo”. Questo aspetto umano, questo “guizzo” ha creato in me una
grande empatia, forse perché anche la mia famiglia è di origine siciliana, e
capisco bene cosa sono i “guizzi”.
Giuseppe Laterza ha spiegato
i diversi tipi di lettura e i diversi tipi di “occhio” che deve avere un editor
di una casa editrice, l’occhio del lettore, l’occhio del redattore (la lettura
è scorrevole? Ci sono dei periodi che vanno riformulati?), l’occhio del
direttore commerciale (piacerà ai lettori?), l’occhio dell’ufficio stampa
(piacerà ai giornalisti e ai blogger?). Per questi motivi la lettura editoriale
è una lettura di gruppo. Ha specificato che, occupandosi loro di saggistica, i
manoscritti non sono quasi mai inviati spontaneamente, ma richiesti.
L’intervento
di Ernesto Ferrero sulla casa
editrice Einaudi è stato sia storico sia
malinconico. Storico perché ha raccontato di come lui sia entrato nella casa
editrice cinquanta anni fa, per concorso (i metodi di selezione erano diversi, “forse”
più meritocratici) e di come abbia descritto il funzionamento e la storia della
casa editrice nel suo libro “I migliori anni della nostra vita” , quando del team Einaudi faceva parte anche Cesare Pavese e luigi (vedi)
Einaudi selezionava le opere con un metodo democratico ed efficacie: quando
suscitavano dibattito, una diversità di opinioni, non necessariamente quando
piacevano a tutti.
Qui ci
vorrebbe un post a parte, ma una domanda che mi pongo
quotidianamente è proprio questa: che
cosa è un dibattito e soprattutto quando un dibattito è costruttivo? C’è una
linea sottile fra un dibattito profondo e costruttivo e un semplice “esprimere
la propria opinione” tanto perché siamo in democrazia e ognuno deve dire la
sua.
Il mondo di internet è democratico, il mondo mediatico pure,
ma nel mare grande è difficile pescare qualcosa di valore, che vada oltre la
superficie, che non sia un semplice dar fiato alle trombe o sfogare la propria
frustrazione e dire a tutti i costi ciò che si pensa senza averne una minima
cognizione. Il mondo di internet permette a tutti di manifestare la propria
irrilevanza, per Umberto Eco. Della televisione non ne parliamo nemmeno…In
generale, tutti sono esperti di letteratura, di teatro, di cinema, tutti che
criticano senza saper dare un’alternativa valida. Se critichi dovresti saper
fare di meglio, a parere mio , se parli ciò che dici deve essere superiore al
tuo silenzio, dice un proverbio arabo.
Tornando
alla grande invasione, nella conferenza con gli editori, ho avuto l’opportunità
di poter ascoltare veramente delle persone di valore, che non restino sulla
superficie, ed era qualcosa di cui veramente avevo sete, per le ragioni esposte
sopra. Inoltre, ho assistito ad un dibattito ed un confronto davvero costruttivo,
da cui ho potuto imparare qualcosa di nuovo.
Infatti, nel
racconto seppur malinconico di Ernesto Ferrero, vi è una riflessione profonda
sulla crisi di del mondo dell’editoria attuale, che deriverebbe da una crisi di
valori. Oggi si sceglie ciò che piace, ciò che vende, le cose sono cambiate
rispetto al passato. Bisogna elevare il livello, non è l’editoria che deve
scendere al livello dei lettori ma viceversa sono i lettori che si devono
elevare.
Giuseppe Laterza non si è trovato d’accordo perché ravvisa una responsabilità
dell’editoria, e anche delle testate giornalistiche, nel parlare difficile, nel
discostarsi dalle persone. Inoltre dice una cosa molto importante, nonché molto
vera secondo me: “alla poca chiarezza di linguaggio corrisponde poca chiarezza
di pensiero”
Ferrero condivide questo pensiero, ma ribadisce che non sono i libri che
devono abbassarsi di livello ma il pubblico deve alzarsi, e non sono
responsabili gli editori, ma la famiglia e lo Stato, la scuola
L' editore deve saper valutare l’opera nel lungo periodo, come diceva Italo
Calvino, lo scrittore deve avere la capacità di scrivere per qualcuno che la sa
più lunga di lui.
Infine
minimumfax parla di libri che servono a identificare la casa ed.
anche se non sono sempre successo un economico, li definisce libri “identitari”
© Miriam
Caputo
Ernesto Ferrero, direttore del Salone Internazionale del libro di Torino, ph copyright Miriam Caputo |
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