Colazione da Tiffany_Truman Capote
Garzanti 2014
traduzione: Bruno Tasso
p. 128
"La più bella storia
d’amore di tutti i tempi", recita la fascetta in sovra-coperta. In copertina la
divina Audrey Hepburn, che indossa il tubino nero più famoso di tutta la storia
dello spettacolo. In quarta di copertina: “da questo libro il film vincitore di
2 premi oscar con Audrey Hepburn e Mickey Rooney”.
“Non giudicare il libro
dalla sua copertina” Sono d’accordo, ma in questo caso non si può fare a meno
se non di giudicare, almeno di partire dalla copertina, che rimanda ad uno dei
film più belli della storia del Cinema.
Lasciamo un attimo da
parte il film, e concentriamoci sul libro, nella versione italiana edito da
Garzanti.
La prima cosa che mi ha
colpito è proprio il carattere della scrittura, sembra quello di una macchina
da scrivere, e infatti il protagonista è uno scrittore.
Anche
a me piacerebbe che il mio libro venisse stampato con questo carattere. Posso
sognare ogni tanto o è proibito?
Chiusa
parentesi.
Il protagonista è uno
scrittore, dicevamo, o meglio aspirante scrittore, ma poco cambia quanto alla
naturale attitudine ad osservare, ed è con questo occhio che avviene la narrazione.
Il romanzo è ambientato circa negli anni quaranta, il film almeno vent’anni
dopo.
Nel suo primo
appartamento newyorkese incontra lei: Holly Golightly, un personaggio
straordinario, un misto di innocenza e ingenuità, sensualità, generosità,
paura, solitudine, scanzonatezza e tristezza. Sono proprio questi contrasti a
farne un personaggio straordinario, reale, umano, emozionante e poetico.
Holly, cover girl, attrice cinematografica
mancata, vive alla giornata, in una casa disordinata, con un gatto senza nome,
fra feste, corteggiatori, visite a Sally Tomato ( un gangster della mafia, che
soggiorna nel carcere di Sing Sing) ... Alterna momenti scanzonati a momenti di
estrema tristezza, le cosiddette “paturnie”. Infatti, dietro alla bellezza,
all’apparente allegria, si cela un triste passato di fuga ed abbandoni. Unico
rimedio alle paturnie della ragazza è la visita a “Tiffany”, posto magico.
“Se riuscissi a trovare un posto vero e concreto dove abitare che mi desse le medesime sensazioni di Tiffany, allora comprerei un po’ di mobili e darei un nome al gatto ” da qui il titolo del libro, e del film.
Tiffany è l’unico posto
al mondo che le toglie questa sensazione di precarietà, che riesce a riempire
il vuoto interiore .
“La
malinconia viene perché si diventa grassi, o perché piove da troppo tempo. Si è tristi, ecco tutto. Ma le paturnie sono
orribili. Si ha paura, si suda maledettamente, ma non si sa di cosa si ha paura.
Si sa che sta per capitarci qualcosa di brutto, ma non si sa che cosa. Avete
mai provato niente di simile?...
Mi
sono accorta che per stare meglio mi basta prendere un taxi e farmi portare da
Tiffany. È una cosa che mi calma subito, quel silenzio e quell’aria superba:
non ci può capitare niente di brutto lì dentro, non con quei cortesi signori
vestiti così bene, con quel simpatico odore d’argento e di portafogli di
coccodrillo”.
Quante di noi donne
“sensibili” ci identifichiamo con lei? E quante avrebbero voluto incontrare un
personaggio come il nostro scrittore, che lei chiama “Fred” perché le ricorda
suo fratello?
Fred riesce a starle
vicino con pazienza e con amore, sopportando le sue inquietudini e le sue
paure, fra momenti di vicinanza e di distacco, non l’abbandona mai. Non mancano
anche a lui le sue inquietudini, tipiche dello scrittore che cerca di farsi
pubblicare (eh come lo capisco) ma la prima persona a cui comunica che un suo
racconto è stato pubblicato è proprio lei: Holly.
Anche Holly vorrebbe
amare, ma ha paura, è insicura. “Non si
può amare una creatura selvatica, più le si vuol bene più forte diventa. Finché
diventa abbastanza forte da scappare nei boschi. O da volare su un albero. Poi
su un albero più alto. Poi in cielo”
È proprio per la
capacità che ha di emozionarci e di farci identificare che non posso non
consigliare di leggere questo libro, oltre che per la possibilità di fare il
raffronto con il Film.
Un film che mi commuove
sempre, sin dall’inizio. Solitamente un film fa piangere nel mezzo e nel
finale. Questo film a me fa piangere di commozione sin dall’inizio, quando
parte la musica di Henry Mancini, un inizio che è già malinconico, e mi
commuove sempre sia che lo guardi in dvd,
sia quando l’ho visto al Cinema a San Valentino restaurato in 4d.
Rispetto al libro ci
sono un bel po’ di differenze di trama, nel libro ci sono dei personaggi in
più, la coinquilina di Holly, e dei personaggi in meno, l’arredatrice di
“Fred”.
Nel libro il personaggio
dell’arredatrice non c’è, ma l’inquietudine (anche economica) dello scrittore esordiente
è resa benissimo e mi ha permesso di
identificarmi in molte sensazioni ( e se era difficile allora farsi pubblicare,
immaginiamoci in questo momento in cui tutti vogliono fare gli scrittori!).
Il finale è diverso, ma non
vi dico come. Anche Holly fisicamente è diversa, nel libro è bionda con gli
occhi azzurri. Nonostante le differenze la capacità di farci identificare nei
personaggi e di emozionarci è identica, e lo è anche la straordinarietà dei
personaggi, l’atemporalità, l’umanità e la poesia.
Copyright Miriam Caputo
le immagini sono tratte
dal web
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